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Il Pointer e l'Uomo

Allevo Pointer da quaranta anni, li amo, li ho amati e continuerò ad amarli per tutta la vita ormai, una bella fortuna.

Peccato questi meravigliosi cani nel corso di questi ultimi anni sta subendo delle modifiche genetiche importanti, sento che non riuscirei a sopportare che a questo figlio del vento possa capitare la stessa sorte del “lupo addomesticato”.

Non dovendo più cacciare, ma solo far bella figura, perdono lentamente i sugli istinti di base e nel giro di pochi anni scodinzola e abbaia, come un cane di compagnia dimentico della sua natura.

Il mondo della caccia e della cinofilia si sta contraffacendo e se continua in questo modo, presto il pointer non saprà più cacciare, o ancora peggio caccerà come un pari di altra razza.

Un tempo esistevano cacciatori, giudici, abili allevatori e selezionatori della razza, che insieme a veri addestratori ci hanno consentito di selezionare soggetti e genealogie di eccezionali pointer.

Una volta non si potevano essere giudici se non si era allevatore né si era buon cacciatore se non si sapeva addestrare e custodire i propri cani.

Questi uomini di caccia valutavano di là dal titolo e delle competenze specifiche i pointer in precise condizioni e situazioni, vedendoli in azione, sulle montagne e sui calanchi, dopo giornate di caccia, in assenza di vento, senza acqua, d’estate, e su selvaggina autoctona.

Ho avuto cani come la mia Fim di Rovetino (Rea), o anche suo figlio Pai o la nipote Greta che percorrevano chilometri per abbeverarsi nel corso dell’attività venatoria, sentiva dove poter trovare l’acqua e tornavano sull’azione appena abbeverati.

Oggi alcuni cani supertitolati, dopo un’ora di caccia a settembre (non in pieno estate) muoiono di sete, pur avendo acqua a breve distanza, aspettano la bottiglia di minerale per bere a garganella.

A oggi, causa il diverso addestramento, i quagliodromi, il modificato ambiente naturale, e i forzati habitat precostituiti i pointer si sono adattati ai nuovi ambienti perdendo molto delle loro caratteristiche naturali.

Un tempo, solo i migliori e i più dotati erano portati nel mondo delle gare, andava alle prove dopo aver cacciato sotto la neve e sotto il sole una o due stagioni; ora, invece i cani da gare sono allevati e preparati esclusivamente per le prove a cui sono destinati.

Il pointer non più abituato alle condizioni più disparate climatiche, specie a quelle avverse, non preparato alla continuità di caccia, trasmette certamente alla sua prole i geni tipici della razza ma anche il sistema convenzionale in cui e vissuto e cui si è adattato.

Conduttori, allevatori, uomini di una società avanzata, hanno incominciato ad allevare pointer senza seguire le leggi della natura, ma secondo un sistema umanizzato e volto al business.

E’ deleterio portare i cani sulla selvaggina o lungo i percorsi in cui possono incontrarla perché i cani in questi casi imparano subito cosa non è naturale, e tanto più difficile insegnare ai nostri pointer a cercare la selvaggina da soli.

Cordiali saluti a tutti

Alvaro Pica